Cos’è la Sindrome del bambino scosso: involontaria in tanti casi, causa danni gravissimi

La Sindrome del bambino scosso è una condizione spesso involontaria, ma che può causare gravi danni al neonato: cos’è e come evitarla

Diventare genitori è una sfida ardua, sin dai primi giorni di vita, sono diverse le fasi di crescita di un bambino, ma dal momento in cui viene alla luce, spesso non si ha ben chiaro l’impegno e le attenzioni che necessita. In Italia, purtroppo, i supporti sanitari risultano insufficienti e per questo diventa complessa la gestione di un neonato, soprattutto per chi non ha aiuti esterni.

sindrome del bambino scosso
Cos’è la Sindrome del bambino scosso – marcamolymind.it

In questo caso l’informazione gioca un ruolo rilevante, poiché è essenziale per preparare i neo genitori a quelli che saranno i primi mesi del piccolo: un periodo di grande gioia, ma anche piuttosto difficile. Nonostante ciò, non si deve trasmettere la paura, ma la conoscenza necessaria per vivere questo momento al meglio e godersi anche e soprattutto la parte gioiosa della genitorialità.

A tal proposito, il 7 aprile si è celebrata per la prima volta la Giornata Nazionale dedicata alla Sindrome del bambino scosso, con la campagna “Non Scuoterlo” che ha coinvolto 33 città di 15 regioni d’Italia. Un’iniziativa volta ad informare i neo genitori di una pratica spesso involontaria, ma estremamente pericolosa.

Cos’è la Sindrome del Bambino Scosso

A descrivere nel dettaglio la sindrome è stato Elio Lopresti, tesoriere della FNOPO, la Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica. Come spiegato da lui stesso, si tratta di una forma di trauma cerebrale che può avvenire nei neonati scossi violentemente. Da queste parole può sembrare una forma di violenza nei confronti del piccolo, ma la realtà è ben diversa.

Cos'è la sindrome del bambino scosso
Sindrome del bambino scosso: cause, conseguenze e prevenzione – marcamolymind.it

Spesso, infatti, il piccolo nascituro viene cullato in maniera eccessiva solamente nella speranza che cessi il pianto. Si tratta di una pratica attuata a causa dello stress del neo genitore, soprattutto nelle ore notturne. Tuttavia, come spiega Lopresti, “Il bambino piccolo, se cullato con eccessivo vigore, in considerazione dell’immaturità della muscolatura del collo può riportare danni cerebrali irreversibili e perfino il coma o la morte, a causa del violento attrito del cervello contro le ossa del cranio”.

Secondo l’esperto il periodo che è più maggiormente a rischio è quello tra le due settimane e i sei mesi di vita. In questa fase, appunto, il bambino da una parte è molto fragile strutturalmente, e dall’altra può manifestare i picchi di pianto più intensi. Sebbene cullare un neonato sia una delle pratiche più funzionali, lo scuotimento eccessivo risulta, dunque, dannoso.

Da questa campagna è emerso il ruolo essenziale che il supporto esterno può offrire. Purtroppo, però, non tutti hanno l’aiuto di cui hanno bisogno. Per questo motivo, sottolinea Lopresti, l’importanza delle ostetriche. Da qui l’invito al sistema sanitario italiano ad un incremento del personale sia per la fase pre nascita che quella successiva.

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